KAYAK - India Kali, una vacanza speZiale
di Gange — 13 marzo 2025
Devo andare a Bangalore per lavoro e senza un vero motivo mi domando se non potrei riuscire a farmi una pagaiata. Non ho le idee chiare di quale sia la stagione migliore per andare in canoa da quelle parti e a dirla proprio tutta non ho neanche idea di dove si trovi esattamente Bangalore.
Grazie a Paolo Ronga che era sto in India l\'anno scorso riesco ad agganciarmi a un gruppo che va a fare un week end lungo sul Kali, un fiume facile che scorre in una specie di area forestale protetta a SOLE 7 ore di macchina (sulla carta, in realtà anche qualcosa di più).
è un bello sbatti, per riuscire ad arrivare in tempo devo prendere un giorno in più di ferie, sperare che non capitino ritardi o intoppi nel volo perché loro partiranno alle 6 del mattino di venerdì. In più si tratta di andare in canoa con degli sconosciuti in una zona che, pur non essendo completamente sperduta, ha tutta l\'aria di essere 100% India senza filtri.
Si sa che il confine tra una titanica cazzata e una rara opportunità da cogliere al volo è sempre molto labile, mi dico che comunque andrà a finire avrò qualcosa da raccontare, coccodrilli e cobra (!) permettendo.
Alla fine ne è uscita una vacanzina molto interessante, con tanti aneddoti sia in acqua che fuori.
Il Kali è di fatto un Ticinone (Cit. Marcello) regolato da una grossa diga poco a monte della cittadina di Dandeli con rapide che non superano il III grado e forse meno ma che scorre in una zona forestale protetta abitata da bestiole non sempre simpatiche e amichevoli: per l\'appunto coccodrilli, cobra, pitoni ed altro.
Per questo motivo, salvo nei pochi punti colonizzati dai centri rafting e dalle zone balneari è meglio tenersi lontano dalle rive.
La figata è che noi abbiamo un permesso speciale per percorrere il fiume nell\'area protetta e inaccessibile, questa cosa unita alla simpatia del gruppo è stato il vero valore aggiunto della vacanza.
Un paio di rapide sono divertenti, la prima in particolare è un gigantesco linguone con onde molto alte e dove si concentrano decine di gommoni di turistones indiani.
La chiamano \"La lingua di Dhevi\", oh questa è gente creativa!
Il primo giorno lo abbiamo passato lì, con la stanchezza del viaggio fare per oltre due ore il criceto su quella rapida è stato il modo migliore per divertirsi e prendere confidenza con il gruppo.
Nei due giorni successivi abbiamo disceso il tratto protetto.
Il sabato al primo giro qualche casino ce lo siamo regalato, India o Italia siamo pur sempre canoisti.
Dei bagni da parte dei due principianti del gruppo erano stati già messi in conto ma qualcuno ha fatto di \"meglio\", non entro nei dettagli ma per i decani del KTT dico solo che uno di loro ha fatto una rievocazione di QUEL famigerato aperitivo sul Faggiolo, ahaha (risata semi-isterica).
Ci siamo quindi trovati in 4 a bordo fiume, ricordate cosa dicevo sul stare lontano dalle rive?, con una pagaia di meno e senza possibilità di uscire. Dopo attenta valutazione siamo ripartiti con Jogi, l\'unico che conosceva il fiume, che se l\'è fatta tutta senza pagia.
Fortunatamente le rapide sono facili e i pochi buchi sono facilmente aggirabili, altrimenti sai che ridere.
Tutto comunque andato bene, breve pausa merenda (questi non bevono birra, mannagg) e ulteriore cricetata sulla prima rapida.
Domenica prima di partire Shubham e Sri ritornano ancora sulla prima rapida per fare esercizi mentre io e Jogi percorriamo nuovamente il tratto protetto, che comunque merita un secondo giro per il paesaggio. La vana speranza è di ritrovare la pagaia perduta.
Ad un certo punto in un anfratto ho trovato una pagaia da rafting semisommersa a dimostrazione che anche sui piattoni \"shit happens\".
Un breve relax a base di street food comprato in un chiosco che ha mandato in autocombustione il foglio delle raccomandazioni del centro vaccinale di Milano, e poi altro viaggio in stile carmageddon per ritornare nella notte a Bangalore.
Insomma, 3 giorni da ricordare.
Vi lascio con alcune menzioni:
Il gruppo: Manik che mi ha noleggiato l\'attrezzatura e mi ha dato un punto d\'appoggio a casa sua nel cuore della notte, grazie! Peccato che per motivi di salute non abbia potuto partecipare.
Sri che si è sciroppato ore di viaggio con il sottoscritto che alternava le conversazioni a momenti di letargia soprattutto nel viaggio di andata.
Jogi, Vibha e Shubam che pazientemente mi hanno introdotto alle loro usanze: la cucina indiana mi è sempre piaciuta ma mai avrei pensato di fare colazione abbinando al caffè una crepe salata e un po\' piccante. E poi scoprire perché Shiva è blu, le mille lingue dell\'india (non c\'è solo l\'Hindi) e realizzare che nonostante ci siano anche cose in comune il mondo è ancora asimmetrico: per un europeo ottenere il visto è questione di giorni, per loro è una lunghissima e noiosa trafila.
La Guest house semi nascosta nella foresta con il suo proprietario Divi, un tempo era annessa ad una fabbrica ora dismessa. L\'accoglienza e i pasti sono stati molto sopra le aspettative, in realtà non avevo proprio idea di cosa aspettarmi ma mai avrei pensato di trovarmi in un luogo così accogliente nel mezzo del nulla. Peccato non aver avuto il tempo per visitare i dintorni della casa.
L\'autostrada indiana, un\'esperienza nell\'esperienza: immaginate di pilotare il vostro caccia ad ala X nel tunnel della Morte Nera, oltre a schivare la contraerea (buche, cantieri e altri mezzi improbabili) avete anche i pedoni che attraversano i tratti a tre corsie per senso di marcia, in realtà a differenza di un astronave hai a disposizione un\'arma potentissima... IL CLACSON.
A detta di Sri gli incidenti sono piuttosto rari, sarà grazie al clacson o forse per le oltre tre milioni di divinità della loro religione che fanno gli straordinari?
A proposito di viaggio, menzione speciale per l\'auto di Sri, una Mahindra parlante, giuro non sono allucinazioni, parlava per davvero con una \"suadente\" voce a 8 bit ricordandoti che lei è l\'auto dei tuoi sogni e che devi allacciarti le cinture, David Hasselhoff spostate.
Infine il telepass indiano, che con gran senso dello humor chiamano Fast-tag, ma di Fast non c\'è proprio nulla.
Un ultimissima nota tecnologica: mentre nel \"civilizzato occidente\" c\'è chi vorrebbe tornare ad usare i sesterzi, in India anche il più scrauso dei chioschi di street food accetta pagamenti digitali con il telefonino...
Nella settimana successiva, dove mi è toccato lavorare, Il manager della sede indiana mi presentavano come \"Quello che è andato da solo a Dandeli\", cosa che produceva stupore e forse mi ha anche fatto guadagnare qualche punto :D